Tuesday, April 01, 2008

Topless Meeting

Manager troppo distratti. Scattano i primi divieti. «Ai meeting in 3 su 4 non alzano mai gli occhi dal video»

SAN FRANCISCO - Nella Silicon Valley californiana scatta l'ora dei topless meeting. Non ragazze discinte (tra l'altro nell'America puritana il topless è semplicemente impensabile anche in spiaggia), ma riunioni e conferenze alle quali è proibito partecipare armati di laptop, il computer portatile, o anche, solo, di cellulari «intelligenti».

Con l'evoluzione galoppante della tecnologia, convegni e meeting di lavoro sono diventati luoghi in cui chi vuole occuparsi d'altro può andare molto oltre la lettura di un giornale: può parlottare al cellulare, consultare la posta elettronica sul Blackberry, navigare su Internet utilizzando un pc. Succede ovunque nel mondo, ma soprattutto nella Silicon Valley dove i «gadget» elettronici che negli ultimi vent'anni hanno riempito la nostra vita non solo sono stati inventati, ma vengono anche usati con maggiore intensità. Fino a condurre — prima che altrove — le comunità ad un punto di saturazione.

All'inizio nessuno osava obiettare: vietare l'uso di un computer nella culla dell'information technology sembrava una contraddizione in termini. Poi, però, ha cominciato a montare la frustrazione degli oratori costretti a parlare a un pubblico sempre più distratto e anche la preoccupazione delle aziende per l'inutilità di riunioni nelle quali ognuno sembra occuparsi d'altro. Sono così scattati i primi divieti. Che sono immediatamente divenuti argomento di incandescenti dibattiti sui blog.

Il popolo di Internet è diviso: i più considerano la richiesta di spegnere il computer un'eresia. Come può l'industria che ambisce a imporre una comunicazione «liberata » dalla carta ammettere ai meeting matita e taccuino ma non il «laptop»? Nelson Minar, un ingegnere che ha da poco lasciato Google ed ha creato una sua attività, ha preso il coraggio a due mani ed è intervenuto nella discussione in rete appoggiando i divieti e raccontando le sue esperienze deprimenti nell'azienda di Mountain View: «Passavi le notti a preparare il briefing sullo stato dei tuoi progetti e sulle nuove strategie che volevi seguire e poi pronunciavi il tuo intervento davanti a una pattuglia di vicepresidenti che in tre casi su quattro non alzavano mai lo sguardo dal loro computer».

La sortita di Minar ha provocato reazioni furiose o ironiche («per avere un pubblico più concentrato bisogna proibire non solo i laptop ma anche le sedie»), mentre secondo altri il meeting non richiede una partecipazione intellettualmente attiva da parte di tutti: per molti può anche essere solo un modo di mettersi in sintonia coi colleghi, di creare identità e status. Ma altri si rendono conto che per limitare il deficit di attenzione che ormai caratterizza qualunque meeting, qualche limite va fissato. E in società come Yahoo! la tendenza al «topless » si va diffondendo. Altre «start-up» tecnologiche risolvono, invece, il problema in modo più drastico: abolendo le riunioni o concentrandole in un solo giorno della settimana. Oltre che le imprese, il problema riguarda anche l'istruzione. Il Los Angeles Times racconta che, dopo aver speso molti soldi per creare collegamenti wireless in tutte le aule, le università si ritrovano alle prese con studenti che durante le lezioni scrivono lettere, pagano i loro conti online, consultano il listino di Borsa. In genere i professori vengono lasciati liberi di decidere se autorizzare o meno l'uso dei computer in classe.

Alla facoltà di giurisprudenza della University of California, ad esempio, tre docenti su quattro hanno proibito l'accensione dei laptop. Certo, dover ricorrere a divieti per farsi ascoltare, non piace a nessuno. Ma tecnologie sempre più penetranti e meno costose possono portare a situazioni insostenibili, come hanno imparato, anche da noi, gli insegnanti delle scuole infestate dalla moda dei filmini girati col videofonino e riversati su YouTube. Un approccio più morbido, tornando alle aziende, è quello di Microsoft che si è dato solo una sorta di codice delle buone maniere. Il computer acceso durante la riunione — racconta un ingegnere — non è visto di buon occhio ma è tollerato. Il «tabletPC», un computer con lo schermo piatto sul quale si scrive con una specie di penna elettronica, è considerato meno «invasivo » perché non crea una barriera fisica tra oratore e ascoltatori. E comunque Bill Gates e il capoazienda Steve Ballmer durante i meeting ascoltano e fanno domande tenendosi sempre ben lontani da computer o cellulari.

di Massimo Gaggi
Tratto da: Corriere della Sera



No comments: